Covid: terapia a casa e monitoraggio evoluzione dei sintomi

Non solo paracetamolo. Iniziare a domicilio una terapia con cortisone al momento giusto ed eventualmente anche antibiotico ed eparina (purchè guidati dal proprio medico) è di fondamentale importanza soprattutto in contesti ove i posti ospedalieri tendano a scarseggiare per saturazione.

L’importanza di una terapia da fare a casa per malati covid (oltre al paracetamolo!) è emersa molto chiaramente già durante la prima ondata facendoci capire il fondamentale ruolo del medico di famiglia nella gestione dell’epidemia.

Di certo la maggior parte dei covid-positivi, non sviluppando per fortuna la più frequente complicanza di tale malattia (la polmonite interstiziale), avrà bisogno solo di paracetamolo ed eventuale integrazione vitaminica come spesso si fa in corso di sindrome influenzale.

E per gli individui che invece dopo qualche giorno di febbre evolvano in polmonite severa? Come accorgersene?

Basterà osservare due importanti elementi che ora vi dirò con maggior dettaglio e aggiornare il proprio medico in merito ad essi:

  • evoluzione dei sintomi
  • saturazione d’ossigeno

Informando il vostro medico di quanto ora vi dirò, egli riuscirà a capire se il vostro covid sta effettivamente virando verso una polmonite interstiziale severa o se si mantiene buono nei confini di una qualsiasi sindrome simil-influenzale…

Laddove emergano chiari sintomi di polmonite severa sarà bene orientarsi verso cortisone ed eventualmente antibiotici ed eparina potendo essi svolgere un ruolo cardine nella gestione domiciliare affinchè sempre meno pazienti finiscano in ospedale.

Prima di continuare ci tengo però ad enfatizzare due punti fondamentali. Chi non recepisca a fondo i due punti seguenti, meglio che fermi la lettura e non prosegua oltre su questa pagina:

  • Primo – In questo articolo non parlo di bambini ma di adulti (nonostante il nome del sito) e lo faccio allineandomi alla fonte bibliografica del NEJM sotto riportata ed allineandomi al protocollo per la gestione domiciliare emanato dall’Unità di Crisi della Regione Campania.
  • Secondo – Tutte le terapie descritte in questa pagina non devono mai essere avviate di propria iniziativa ma vanno concordate col proprio medico di famiglia in quanto, se non fatte al momento giusto o se iniziate in presenza di talune comorbilità e controindicazioni individuali, possono avere effetti controproducenti..

Terapia domiciliare del Covid-19

Finchè il Covid si manifesta in modo lieve e in assenza di severi segni di polmonite interstiziale è fondamentale affidarsi al proprio medico che potrebbe suggerire in molti casi il seguente approccio::

  • Terapia sintomatica con paracetamolo (o in alternativa ibuprofene + gastroprotezione)
  • Ove necessario in caso di segni di sovrainfezione batterica, antibioticoterapia con azitromicina (che ha anche un blando effetto antinfiammatorio) e/o con amoxicillina/ac.clavulanico oppure con altri antibiotici indicati nel caso specifico.

Laddove il Covid inizi a dare severi segni di polmonite interstiziale con franca desaturazione sotto 94% il vostro medico potrebbe aggiungere:

  • Terapia antinfiammatoria con cortisone (desametasone o, in alternativa, prednisone)
  • Terapia anticoagulante con eparina a basso peso molecolare (iniezione sottocute)

Tutte queste sono terapie praticabili a domicilio.

Come emerge dall’articolo NEJM sotto linkato (pubblicato il 29 Ottobre 2020 – vedi bibliografia) il cortisone ha mostrato efficacia solo nei pazienti Covid ospedalizzati e sottoposti a ossigenoterapia.

Ma calandoci nella nostra amara e insufficiente realtà assistenziale: come gestire a casa un paziente che pur avendo bisogno di ospedale (perchè magari ha desaturazione d’ossigeno) non riesca ad essere ospedalizzato per mancanza posti letto?

Credo che qualsiasi medico, di fronte ai segni clinici di una polmonite severa con impossibilità all’ospedalizzazione (e magari anche impossibilità a fare una TAC per gli stessi motivi!), si orienterà ragionevolmente verso una terapia antinfiammatoria cortisonica a casa (oltre che eventualmente a prescrivere ove necessario ossigenoterapia a domicilio, antibiotico e anticoagulante).

Sono positivo e sto evolvendo in polmonite severa: come lo capisco?

Quali sono i segni e sintomi che indurranno il medico di famiglia a passare all’approccio “aggressivo” con cortisone ed eventualmente eparina?

La presenza di:

  • Dispnea (sensazione d’affanno), spesso con polipnea (cronometro alla mano, conterete oltre 30 respiri al minuto)
  • Tosse stizzosa continua
  • Astenia marcata che si accompagni a febbre e/o tachicardia (oltre 100 battiti al minuto nel paziente adulto)

Ebbene la combinazione di tali sintomi molto probabilmente indurrà il vostro medico a suggerirvi l’ospedalizzazione e, qualora questa non fosse possibile per mancanza posti, a prescrivervi a domicilio suddette terapie…

Il rilievo di una saturazione ematica di ossigeno inferiore a 94% (misurabile a casa con un comune saturimetro) segnando il limite tra polmonite moderata e severa, è forse tra i principali elementi che faranno virare il vostro medico verso l’avvio del cortisone (possibilmente desametasone o anche prednisone) quale farmaco antinfiammatorio.

Invece, In assenza dei sintomi di polmonite interstiziale severa appena descritti, il quadro clinico se presente tenderà ad esprimersi come ben sappiamo con un corteo sintomatico ormai noto a tutti che dovrà indurci ad isolarci ma non a spaventarci: febbre, congestione nasale, mal di gola, mal di testa, mialgie, spesso ma non sempre alterazioni di gusto e olfatto.

Ruolo del saturimetro: misuriamo saturazione a riposo e dopo 6 minuti di cammino!

La saturazione d’ossigeno è un importante importante parametro da monitorare a casa, misurandola a riposo e dopo 6 minuti di cammino (6MWT- Six-Minutes Walking-Test)..

Tale parametro può aiutare il nostro medico nella valutare qual è la reale necessità che abbiamo di andare in ospedale.

Valori di saturazione stabilmente inferiori al 94% indicano ridotta ossigenazione del sangue (normalmente la saturazione dovrebbe superare 96%!) che nel setting clinico-epidemiologico che stiamo vivendo, è verosimilmente legata a una polmonite da Covid (a meno che il vostro medico non identifichi altre possibili cause nel caso specifico).

Interagendo telefonicamente col medico di famiglia e fornendo lui queste preziose informazioni di auto-monitoraggio, lo faciliterete nel decidere di iniziare o non iniziare terapie più aggressive che il semplice paracetamolo

Laddove il vostro medico abbia dubbi potrebbe richiedere una valutazione clinica da parte delle USCA. Ma ove vi sia ritardo da parte delle USCA per il numero crescente di casi da valutare, un buon auto-monitoraggio dei sintomi e della saturazione (misurata anche 2-4 volte al giorno in base ai casi) può essergli come abbiamo detto di grande ausilio .

Qualora la saturazione di ossigeno tenda a portarsi stabilmente sotto il 92% nonostante le terapie, probabilmente sarà il caso di confrontarsi ancora una volta col proprio medico per stabilire insieme l’opportunità di un esame emogas che verrà fatto molto probabilmente in un contesto ospedaliero per stabilire la necessità di terapie ventilatorie di supporto (CPAP, NIV etc) che vadano oltre la semplice ossigenoterapia domiciliare.

Evitiamo di affollare inutilmente ospedali in sofferenza!

Pur se questo articolo non è che una banale goccia di informazioni, spero tanto possa aiutare qualcuno tra voi ad essere più cauto e meno impulsivo nel decidere di fiondarsi in ospedale al primo rialzo febbrile.

Andando in ospedale accrescerete il caos assistenziale che si sta generando nei pronto soccorso e molto probabilmente dovrete vivere estenuanti ore di attesa (con rischio contagio Covid, qualora non ce l’abbiate già) per essere poi magari rinviati a casa all’attenzione del vostro medico.

Una telefonata al vostro dottore nella quale lo informate dell’andamento della febbre, degli altri sintomi e della saturazione d’ossigeno, è quanto mai prima d’ora di fondamentale importanza per far si che gli ospedali possano assistere tutti nel modo giusto!

Dott. Raffaele Troiano

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Fonti:

https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMcp2009249#:~:text=According%20to%20data%20from%20China,and%205%25%20had%20critical%20illness.&text=Patients%20who%20have%20mild%20signs,do%20not%20need%20additional%20evaluation.

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